Crocifissione di San Pietro

Gruppo 4



Nella Crocifissione di san Pietro tutto è ridotto all’essenziale: non vi è azione ma una durata. Non è più il fatto istantaneo, che si svolge davanti ai nostri occhi hic et nunc, ma un fatto che si protrae nel tempo e che per questa ragione diventa ancora più tragico e funesto. Crocifissione di san Pietro è un dipinto di Caravaggio, su olio su tela (230x175 cm), realizzato tra il 1600 ed il 1601. L'opera è conservata nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma. Tela di carattere volutamente antieroico eliminando qualsiasi aspetto sacro dalla tortura della croce di san Pietro e antiaulico. Nel quadro la luce investe la croce e il santo, entrambi simbolo della fondazione e della costruzione della Chiesa, attraverso il martirio del Primo Pontefice, eletto da Gesù Cristo. La luce altresì investe i carnefici, qui raffigurati non come aguzzini che agiscono in maniera gratuitamente brutale, ma come uomini semplici, costretti ad un lavoro faticoso. Il quadro che vediamo è una seconda versione, che Caravaggio decise di realizzare su tela, dopo che la le dimensioni della Cappella Cerasi furono ridotte rendendo la prima versione su pioppo sovradimensionata. A differenza della Conversione di San Paolo, la prima versione della Crocifissione non ci è pervenuta. San Pietro si fa crocifiggere a testa in giù per umiltà nei confronti di Cristo. Tutte le figure concorrono a formare una x con le assi della croce e con i corpi degli aguzzini, dunque anche questi ultimi sono accomunati col santo dal senso della fatica. Lo sfondo cupo contribuisce a far risaltare le figure mettendo in evidenza la tensione drammatica dei corpi che balzano verso l'osservatore. La composizione è estremamente dinamica e realistica e vi è una solida definizione dei volumi. La presenza di alcune parti della composizione che vengono "tagliate" (si notino, ad esempio, il piede sinistro dell'aguzzino rappresentato nella porzione inferiore della tela, oppure la parte terminale della croce, in corrispondenza dei piedi del santo) permette di dilatare idealmente lo spazio rappresentato, che prosegue oltre la tela stessa. piccoli dettagli che rendono quest’opera superba: la croce è stata realizzata in modo sopraffino, poi anche il riflesso della luce sulle unghie del martire ed infine, il piede di uno degli esecutori, sporco di terra. Caravaggio, per realizzare questa scena, si rifà ai testi biblici: secondo la tradizione, san Pietro scelse di farsi crocifiggere sottosopra come gesto di umiltà nei confronti di Gesù. volto del martire: la sua espressione è un misto tra il dolore per la tortura e l’attesa per la morte che lo porterà in Paradiso. La Crocifissione di san Pietro ha un impianto molto solido e tutta la scena ha un vigore notevole. Il taglio del quadro è decisamente innovativo, con la scelta di comprimere l’immagine in un angolo visivo ristrettissimo che non riesce a contenere neppure tutta la croce. Come è noto, al momento del martirio, san Paolo, che doveva essere crocefisso, chiese, per essere inferiore a Gesù, di essere crocefisso a testa in giù. Ed è quanto si apprestano a fare i tre operai che stanno eseguendo il compito. I tre sono tutti dipinti senza che ne possiamo vedere il volto: tecnica questa che serve ad accentuare la loro disumana mancanza di pietà. Vediamo invece bene il volto di san Pietro, che ci appare senza alcuna trasfigurazione, come un povero vecchio in carne ed ossa, al quale viene imposto l’incredibile supplizio di essere inchiodato mani e piedi a delle assi di legno. Non c’è nessuna dimensione trascendentale in questa immagine: lo sgomento che produce è la sensazione del dolore vero, inflitto ad una persona reale come noi. Il tutto viene ancora più drammatizzato da questa oscurità che avvolge il tutto. Anche qui sembra che la notte sia calata, come metafora più ampia. L’oscurità che li avvolge è il buio delle coscienze, nel quale nasce la ferocia ma anche il terrore.


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