Madonna del Rosario

Gruppo 5



La Madonna del Rosario è un dipinto realizzato attraverso la tecnica olio su tela, di grandezza cm 364 x 249, nel 1607. È conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Non è possibile sapere quale sia il committente dell'opera. Secondo alcuni, sarebbe stato Nicola (o Niccolò) Radulovic, ricco mercante di Ragusa, ed all'inizio la composizione avrebbe dovuto comprendere la Madonna in trono con i Santi Nicola e Vito; il quadro sarebbe stato poi modificato nella struttura per espressa volontà dei Domenicani. Secondo altri (ed è l'ipotesi più probabile) fu eseguito, per decorare la cappella di famiglia nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, su committenza di Luigi Carafa-Colonna, Zagarolo e Paliano presso cui il pittore s'era rifugiato dopo essere fuggito da Roma.

La Festività del Rosario era stata istituita nel 1571 dopo la Battaglia di Lepanto.

Il rimando alla famiglia Colonna starebbe nella grande colonna a sinistra alla quale è legato il grande drappo rosso che sovrasta la scena. La Madonna col Bambino è assisa in trono, e sembra quasi dare il suo assenso, con un cenno della mano a San Domenico che, vestito con l'abituale saio ha in mano dei rosari, ed i fedeli gli si rivolgono, inginocchiati, per ottenere la grazia; all'estrema sinistra, vestito di nero ed in gorgiera, è ritratto il committente stesso. Dall'altra parte, è raffigurato San Pietro Martire con un'ampia cicatrice sulla fronte, che indica la Vergine a chi è fuori del quadro; alle sue spalle, altri domenicani, dei quali, la tela vuole essere un'esaltazione. Non si sa esattamente quando il pittore cominciò a dipingere quest'opera, ma presumibilmente la lavorazione dev'essere posizionata tra l’8 gennaio e la metà di luglio del 1607, cioè tra il saldo ad opera conclusa delle Sette opere di Misericordia e la partenza del pittore per Malta. Il quadro, un anno e mezzo dopo la sua esecuzione, fu venduto a dei mercanti fiamminghi e portato ad Anversa; dal Belgio, passò poi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Tutte le figure formano una specie di piramide, divisa in 3 sezioni:
• nella zona inferiore c’è il “donatore” ed altri fedeli inginocchiati;
• nella parte intermedia ci sono san Domenico e san Pietro Martire;
• alla punta della piramide c’è la Vergine con il Bambino in braccio.

Ambiente: è tutto scuro, se non per quella grande colonna a sinistra, illuminata da una forte luce e su cui c’è appeso un grandissimo drappo rosso che attraversa tutta la zona superiore dell’opera.

Vergine: sta seduta su un trono e rivolge la sua attenzione verso San Domenico (che ha in mano un rosario) e gli sta tendendo un tendendo un braccio mentre gli concede la grazia a lui ed ai poveri fedeli che sono inginocchiati a terra.

Sul lato destro, si può notare un uomo che sta indicando la Vergine e rivolge il suo sguardo verso lo spettatore; inoltre, ha una grande cicatrice sulla fronte. Chi è quest’uomo? E perché ha una cicatrice? È san Pietro da Verona (o san Pietro Martire). Questo piccolo particolare della ferita potrebbe riferirsi proprio a Caravaggio; in effetti, più di una volta Caravaggio ha inserito degli autoritratti nelle sue opere, come quando si ritrae nell’uomo in secondo piano nel Martirio di S. Matteo.

Colori: alcune tonalità, come il rosso intenso utilizzato per dipingere la tenda annodata alla colonna e il blu scuro del mantello della Vergine, spiccano nella loro intensità nonostante l’oscurità generale che caratterizza l’opera. Gradevole risulta l’uso di colori terrosi utilizzati da Caravaggio per diversificare l’abbigliamento delle persone inginocchiate ai piedi di san Domenico.


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